E’ uso frequente che una parola diventi di dominio pubblico, grazie alla diffusione dei mass media, che però ben si guardano dall’approfondire le ricerche e spiegare ai profani come stanno esattamente le cose. Per questo mi sembra doveroso fare una precisazione e spiegarvi una volta per tutte cosa cazzarola significa questo bunga bunga.
Il bunga bunga nasce come rito di iniziazione di alcune tribù dell’Africa centrale e consiste in una pratica collettiva di penetrazione anale a scapito del fortunato o della fortunata partecipante. Inutile dire che nel secondo caso, essendo questo uno dei riti di passaggio definiti dall’antropologo Van Gennep, l’iniziato che deve diventare uomo agli occhi della sua collettività, ben poco di virile potrà conservare dopo essere stato infilzato dai pali neri dei suoi conpaesani.
Successivamente, questa pratica è stata importata anche nelle regioni sub-sahariane, diventando molto apprezzata dal leader libico Gheddafi, il quale l’ha introdotta al Presidente Berlusconi in una serie di incontri di interscambio culturale tra le popolazioni del Mediterraneo.
Veniamo così ai giorni nostri. Il bunga bunga del Premier è stato raccontato ai P.M. dalla aspirante starlette, nonchè intrattenitrice delle serate genovesi a sfondo pedo-pornografico, nonchè nipote di Mubarak a sua insaputa, Ruby Rubacuori. La stampa ha quindi rimbalzato la notizia e reso di uso comune il termine, data anche la sua potenza fonetica. Se dici bunga bunga subito pensi a qualcosa di interessante da fare, anche se non sai bene di cosa si tratti. E’ qualcosa di potente, di ancestrale, di tribale, di cazzuto.
Curiosamente infatti, il termine trova delle assonanze anche in lingue ormai desuete o parlate in luoghi molto distanti dall’Africa centrale. Veniva infatti utilizzato in un’accezione rafforzativa (kowabunga) da uno sparuto gruppo di tartarughe mutanti che si preparavano all’attacco. Anche qui, come potete voi stessi notare, vi è un richiamo all’idea di potenza che il suono racchiude in sè.
Lo troviamo inoltre tra i nativi delle Hawaai sottoforma di “kupaianaha”, che voleva dire “grande!” “fantastico!” e successivamente re-interpretato dai surfisti americani sottoforma del già citato “”kowabunga”, diventando molto popolare tra i beatnik degli anni ’60.
Inoltre, in Indonesia il termine bunga bangkai – bunga serve a indicare alcune tipologie di fiori giganti, tra cui le rafflesie, che possono arrivare a una circonferenza di circa un metro. Letteralmente bunga sta per fiori, mentre bangkai indica i cadaveri, ciò è dovuto al disgustoso odore di carne morta che i fiori del bunga bunga utilizzano per attirare gli insetti. Anche in questo caso, comunque, il termine bunga bunga viene associato a qualcosa di grandioso e potente e in più il fiore assomiglia proprio a un grosso ano. Curioso no?
Inutile dirvi poi che da qualche giorno è uscito un film hard sul tema, dal titolo eloquente: “Bunga bunga Presidente”. Curioso come il cinema porno riesca a essere così reattivo e a cavalcare l’attualità. Sarà per via della trama essenziale e in parte già scritta, nonostante ci tengano a specificare in copertina ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti sia puramente casuale? Non lo so, ve lo saprò dire meglio dopo che l’avrò visto. L’ho già ordinato su Amazon.it col 20% di sconto.
Ah! Riuscite a trovare il particolare curioso della prima foto, quella del bunga bunga africano? 😉
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