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Orfani del Berlusconismo.

2 Mar

Sono 77 giorni che questa storia va avanti.
E io non ne posso più.
Il rigore e l’atmosfera ovattata che il governo Monti ha avviluppato intorno al mondo politico e ai mass media mi è diventata insopportabile.
Non mi bastano gli Schettino, il calcioscommesse e l’idiozia di Alemanno per destarmi dal torpore e appagare la mia fame.
Perfino Santoro, nonostante Berlusconi sia lontano dalla scena, è ancora in giro col suo teatrino tra emittenti private e live straming in rete, che per un’artista dello spettacolo equivale a un concerto di fine estate in squallide piazze di paese, dove la gente con l’abbronzatura a mezze maniche si porta le sedie da casa. E l’Artista, reduce da una “gloriosa” turné, viene presentato da un sindaco obeso o da un tronfio assessorotto alla cultura.
Cazzo.
Non ce la faccio.
Ho bisogno dell’odore del napalm.
Ho bisogno delle invettive di Alfano e delle prosopopee di Cicchitto.
Ho bisogno dello sguardo viscido di Gasparri e di quei mignottoni della Carfagna, della Minetti e della Santanché.
Devo sentire le intercettazioni, le confessioni, le omissioni e le invenzioni.
Devo sapere ancora se Ruby ingoiava o meno.
Voglio gli intrighi e i ricatti.
Le buste di coca e le trappole con i trans.
Voglio le arringhe di Ghedini.
Voglio i neologismi giornalistici dei bei tempi: viva il bunga bunga, che cazzo è ‘sto spread?
Mi sono nutrito per anni del disgusto e dell’odio nei loro confronti. Ridatemeli. Ridatemi le interruzioni arroganti e la sconcezza dei modi da Ballarò. Ridatemi la faziosità di Fede e l’opportunismo di Bossi e i suoi. Ridatemi il Trota e quel nanetto sprizzante odio e alterigio di Brunetta.

Non ne posso più di questa “normalità”. Che me ne faccio della lotta all’evasione? Non è il pizzicagnolo sotto casa che evade lo scontrino il mio mostro personale. Non lo voglio in prima pagina. Ho bisogno di scandalizzarmi e incanalare il mio odio verso i ridicoli arrivisti in doppio petto, verso le letterine deputate e i vecchi peter pan imbottiti di coca, soldi e viagra.
Ormai perfino la mia libido ne risente: è talmente ridotta male che stanotte mi sono addormentato sul meglio di un film porno.
Non c’era più l’idraulico che bussava alla porta di una casalinga arrapante in sottana, con l’amica che si era andata a fare la doccia da lei perché la sua era rotta. No.
Nel mio sogno c’era zia Wilma, con i bigodini che arricciavano i suoi capelli rossocastanomogano e la sigaretta penzoloni dalle labbra raggrinzite, mentre alla porta c’era un esattore di Equitalia, che esigeva il pagamento del canone Rai.
Mia zia, comunque, era in mutande.
E già che c’era, un pompino gliel’ha fatto lo stesso.
Ha dato il suo giusto tributo.